Pio Vintera

1940-2020

Pio Vintera

Chi passa davanti ai quadri di Pio Vintera ha la sensazione di passeggiare per quei vicoli e riceve stimoli per rievocare momenti diversi della storia corale di Savona o per rivivere emozioni private.

Osservarli significa farsi guidare dai suggerimenti e dalle sensazioni che Vintera dipinge per poi lasciarsi andare con la propria memoria a rivivere l’atmosfera che si viveva tra i vicoli e le piazze di qualche tempo fa; a fare raffronti con la Savona di adesso, con i suoi monumenti così uguali a 15 anni or sono; ma nello stesso tempo così diversi.

Nei quadri di Vintera “non c’è un cane”. Non c’è natura. Al massimo riesci a cogliere al fondo del vicolo, una “presenza” sfuggente. Le vie e gli angoli di Savona sono monumentali e deserti. I suoi portici austeri. I colonnati imponenti. Il silenzio sembra farla da padrone se non fosse che, qua e là, viene spezzato da un “murale” postsessantottino o da un “graffito” vergato, su un portone o su un muro, da qualcuno il cui grido sarebbe andato disperso se non fosse stato raccolto da Vintera. Inquieti quegli anni! Savona soffre l’agonia degli ultimi cent’anni della sua vita. La città industriale ne esce sconfitta e delusa. Alla città medioevale ed ottocentesca spetta riprendere, senza indugi, i fili della sua storia e ritessere una nuova identità per l’homo faber savonese. Quell’uomo che, attraverso la monumentalità delle sue costruzioni, nei quadri di Pio domina in modo persino esasperato e prepotente; anche se assente. Non si vede ma è lui che fa la storia.

Elio Ferraris

A partire dagli anni Settanta, con continuità e fedeltà, Pio Vintera si dedica al tema architettonico e al paesaggio urbano. Le sue architetture e le sue vie, prive di figure umane, occupano tutto il campo del dipinto, con prospettive esasperate che si prolungano oltre gli ordinari punti di fuga.

Il tratto terminale di via Paleocapa con i suoi portici, realizzato a cavallo del secolo e tuttora luogo favorito del passeggio e degli acquisti dei savonesi, i palazzi più significativi del centro sono le sole presenze di una Savona riproposta in una dimensione irreale e geometrica.

Dell’uomo compaiono solo alcuni segni: scritte e graffiti puntualmente registrati insieme ai particolari architettonici e ai decori dei singoli palazzi.

Eliana Mattiauda

Le grandi tele, disposte in modo da creare l’effetto di uno schermo tridimensionale, accolgono chi le contempla in un mondo poetico, dove all’intensità espressiva che fa pensare a certe opere di Maurice Utrillo, si uniscono atmosfere di respiro dechirichiano.

Qui, peraltro, lo “stacco onirico” che si coglie attraverso la plasticità delle strutture geometriche pervase da una solitudine a prima vista priva di appigli umani, viene spesso contrastato da un richiamo che l’autore rivolge alla realtà, con la trascrizione di alcuni messaggi che riproposti sui muri entrano nel nostro universo sensibile come stimoli intellettuali, come momenti significativi della nostra esperienza quotidiana. Dalla staticità dei muri si recupera una realtà che è vita, pensiero, denuncia dei mali di cui soffre la società, trasposizione dei valori, volontà di comunicare, di trasmettere segni che restino come memoria storica.

Strumento di grande comunicazione, l’arte di Vintera tiene conto di tutte le categorie che possiedono un rapporto relazionale.

Mi accorgo ora che per “raccontare” la pittura di Pio Vintera, mi è venuto naturale ricorrere ad alcuni termini che qui voglio riprendere e ripetere, perché mi murano i referenti più adeguati a suggellare il significato della sua arte: amore, poesia, infinito. Qui il suo universo si concentra e si dispiega, rendendoci partecipi di un progetto umano, che proiettato nello spazio e nel tempo della sua notevole tempra di artista, ci conduce per mano lungo i sentieri ineffabili dell’amore e della poesia alla ricerca costante dell’infinito.

Franca Maria Ferraris

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